Perle Nere

 


Talking Heads - Once in a Lifetime

Questo gruppo come i grandi geni dell'arte in qualunque forma di arte, fu inizialmente sottovalutato, pensate che questo singolo non raggiunse neppure la top100  della classifica Billboard,  eppure è musicalmente una alchimia pura, un calderone magico dove il genio di David Byrne fa una fusione tra il residuo dell'anima post punk americano e le sempre accattivanti melodie ritmiche africane. Una canzone poliedrica e poliritmica con testi criptici e di cui vale la pena persino meditare insieme al video in cui Byrne recita un uomo di mezza età in crisi dove mi sembra di vedere molti di noi in città ogni mattina che pullulano nella metro negli uffici e nella calca in città: 

E potresti ritrovarti a vivere in una capanna che ti da riparo

e potresti ritrovarti nell'altra parte del mondo

e potresti ritrovarti dietro il volante di una enorme automobile

e potresti ritrovarti in una bella casa, con una bella moglie

e potresti chiedere a te stesso: "beh, come sono arrivato a tutto questo?"

lasciando che passino i giorni, fa che l'acqua mi tenga fermo

lasciando che passino i giorni, l'acqua scorrerà sotto terra

di nuovo nella miseria, dopo che i soldi sono finiti

per una volta nella vita, l'acqua sta scorrendo sotto terra

e potresti chiederti:

come ne verrò fuori?

e potresti chiederti:

dov'è quell'enorme automobile?

e potresti dire a te stesso:

questa non è la mia bella casa!

e potresti dire a te stesso:

questa non è la mia bella moglie!

è tutto uguale a come è sempre stato...

l'acqua dissolve e rimuove

c'era dell'acqua sul fondo dell'oceano

portiamo dell'acqua sul fondo dell'oceano

rimuoviamo l'acqua dal fondo dell'oceano!

e potresti chiederti:

cos'è quella bella casa?

e potresti chiederti:

dove porta l'autostrada?

e potresti chiederti:

ho ragione? ho torto?

e potresti dire a te stesso:

Mio Dio! cos'ho fatto?!

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"I primitivi del monte Elgon in Africa. Ogni mattina, all'alba, essi escono dalle

capanne e alitano o sputano nelle proprie mani, tendendole poi verso i primi raggi

del sole, come se offrissero il proprio respiro o la propria saliva alla divinità

nascente, il "mungu". (Questa parola swahili, da essi usata per spiegare l'atto

rituale, deriva da una radice polinesiana equivalente a "mana" o "murungu".

Termini come questi, o altri simili, designano una «forza» di straordinaria efficacia

e penetrazione, che noi chiameremmo divina. In altre parole, "mungu" è per essi

l'equivalente di Allah o di Dio.)" 

-Jung, l'uomo e i suoi simboli -

Peter Gabriel descrivendo il viaggio di Jung ha interpretato queste meravigliosa canzone.

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