Medioevo tra Sacro e Profano

TRA SACRO E PROFANO
Abbiamo visto come dopo l'evento del cristianesimo in Europa la musica che predominava era quella della Chiesa, quindi la musica sacra, il gregoriano, musica liturgica, la si ascoltava sempre nelle chiese e nei monasteri; poi c'erano le Lauda, musica sempre religiosa ma più popolare fatta dai fedeli, i frati nelle processioni, meno ufficiale ma comunque sempre legata ad una forma di adorazione, comunque fuori dalla chiesa il mondo è sempre esistito, quindi c'era la musica profana, quella che si suonava nei castelli, nelle feste, nelle corti, battaglie, ecc. 


GUIDO D'AREZZO
Fu un musicista e monaco cristiano, importante teorico musicale ed è considerato l'ideatore della moderna notazione musicale intorno al 1026, con la sistematica adozione del tetragramma. Per aiutare i cantori, Guido aveva usato le sillabe iniziali dei versi dell'inno a San Giovanni Battista di Paolo Diacono per denotare gli intervalli dell'esacordo musicale:

(LA)
«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum
Solve polluti
Labii reatum
Sancte Iohannes»

(IT)
«Affinché possano con libere
voci cantare
le meraviglie delle azioni
tue i (tuoi) servi,
cancella dal contaminato
labbro il peccato,
o san Giovanni»

Da esso derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si. Per ragioni eufoniche, si sostituì il nome "Ut" con "Do", anche se in francese si usa tuttora "Ut" in luogo del "Do".

TRA MONACI E MENESTRELLI
Da una parte abbiamo i monaci, i prelati, coloro che eseguivano nei cori monastici la musica gregoriana e sacra, invece per le strade, nelle osterie, nelle feste i protagonisti della musica profana o pagana o mondana erano i menestrelli, i giullari, i bardi. A volte erano girovaghi, altre volte erano pagati per le feste oppure domestici fissi di cassate, ducati o castelli che suonavano per mestiere. 

TROVATORI E TROVIERI
Mentre i giullari o i menestrelli erano poveri, erranti, vagabondi, musicisti di strada, il Trovatore e trovieri, invece, rappresentano i facitori di musica aristocratica, poeti e compositori sostenuti e protetti dall'aristocrazia o, molto spesso, erano loro stessi aristocratici, per cui la creazione e l'esecuzione musicale era parte della tradizione cortese. Nel loro novero possiamo trovare re, regine e contesse. I testi di queste canzoni sono un riflesso naturale della società che li ha creati e spesso ruotano intorno alla trattazione idealizzata dell'amor cortese.

L'ORGANO, IL MEDIATORE TRA SACRO E PROFANO
Ben sappiamo quanto era la Chiesa ostile ad ogni forma di paganesimo o mondanità nella musica, quante dispute ci sono state persino con i modi di cantare il gregoriano quanto sono stati introdotti alcuni modi di cantare con allungamenti o i cosiddetti troppi o sequenze che diedero poi vita col tempo ai drammi liturgici ed infine all'opera. Comunque anche se a regnare era il canto a cappella, unisono della voce umana, non era previsto alcun accompagnamento strumentale. Un giorno, anno 757 dc, arriva da Bisanzio un cavallo di Troia, era un organo, un dono dell'imperatore Costantino Copronimo a Pipino il Breve Re dei franchi e fu d'allora che l'organo entrò a far parte dell'accompagnamento in tutte le chiese della musica gregoriana. In questo modo l'organo fu il ponte di unione tra il profano e il sacro. Quelle canne immense che oggi vediamo nelle cattedrali medioevali non erano in oriente che la figura del flauti del Dio Pan con cui adorava le ninfe e la loro natura. 

VERSO UN 'ARS NOVA
Verso la fine del XII con l'avvento della polifonia nasce una nuova forza musicale, la si chiama nova in contrapposizione a quella di allora antica. La sovrapposizione di linee e di più voci crea un arcobaleno di toni, melodie, intrecci sonori. La chiesa ovviamente vide come una profanazione questo stile musicale, persino condannandolo con la bolla papale "Docta sanctorum patrum" emanata nel 1325 dal Papa Giovanni XXII e come sempre questo non ha fatto altro che i grandi musicisti dell'epoca si dedicassero alla musica profana. La sua arroganza di potere ha fatto sì che la Chiesa andasse avanti con questa sua goffaggine ridicola: Avvenne con i futuri geni della musica quello che avvenne con la scienza come con Galileo: la Chiesa non ammetteva che potessero nascere fiori paradisiaci al di fuori dai loro Giardini Vaticani e perse la grande alleanza con i grandi spiriti e menti celebri del mondo e, ahimè, lo fa ancor oggi. 

LE NOTE SONO IL CORPO DELLA MUSICA
MA LE PAROLE NE SONO L'ANIMA
Con questo pensiero nascono alcune forme musicali, avvolte dall'aria rinascimentale dell'epoca, destinate ad una cerchia ristretta di intenditori, dove la poesia si fondeva con la melodia, tra le più note e comuni sono: la Ballata, il Madrigale, la Ronda e la Caccia (canti di gitanti, cioè sagre campestre celebrate dai cittadini). Quando alla musica venne associata la rappresentazione degli amori drammatici, fu allora che nacque l'Opera pe rio piacere dei sovrani e delle corti. Questa era musica mise il seme alla libera espressione che trovò poi con la riforma luterana anche la strada verso una forma e riforma di musica amatoriale e d'allora anche la musica strumentale, che era soltanto un accompagnamento, venne trascritta e diventò poi un vero genere musicale: la Classica, quindi dalla voce pura senza strumenti del gregoriano si passò all'organo o musica pura di Bach senza alcuna voce, quindi come possiamo vedere la storia si ripete, anche noi oggi passiamo dall'elettronica dove predomina il suono al Rap dove regna la voce. 

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